MAFIA E LEGALITA‘
Maggio 1992. Alla televisione il guardrail del tratto di autostrada all’uscita Capaci arrotolato come un serpente, l’asfalto divelto come dopo un terremoto. L’attentato a Giovanni Falcone. Chissà se i più giovani, quelli di oggi, sanno. E come lo sanno.
“La mafia non è affatto invincibile. È un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha avuto un inizio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine. Piuttosto bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave e che si può vincere non pretendendo eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni” Giovanni Falcone
Un impegno che può essere portato avanti anche dal punto di vista culturale attraverso l’educazione alla legalità. Grazie al linguaggio teatrale e’ possibile indirizzare le nuove generazioni verso concreti comportamenti quotidiani, ispirati al rispetto dello Stato e delle regole della convivenza civile, e della consapevolezza di diritti e doveri;partendo dalle esperienze quotidiane più semplici: non rispettare la fila, cercare raccomandazioni, accettare lavori non regolari, preferire le scorciatoie e i favoritismi alle vie “ordinarie” per realizzare i propri progetti. Il teatro come strumento per veicolare i valori di giustizia e solidarietà e valorizzare la responsabilità personale: ogni giorno ciascun singolo comportamento è in grado di caratterizzare la società in cui si vive.
Inoltre, ogni volta che l’impegno contro la mafia è stato portato avanti coinvolgendo oltre al campo giuridico, quello culturale e quello sociale, dei risultati sono stati ottenuti.
Porremo l’accento sull’importanza del gioco di squadra, sia all’interno delle istituzioni che nella lotta quotidiana agli atteggiamenti considerati normali ma profondamente”illegali”; toccheremo le figure più importanti della lotta alla mafia, dai magistrati (che dovrebbero essere “intoccabili” esattamente come si definiscono gli uomini d’onore) agli uomini della scorta, dai giornalisti ai sacerdoti, spesso in prima linea, fino alle vittime più innocenti della mafia, i bambini. Un percorso che si svolge all’interno di una realtà familiare per i ragazzi,quella della scuola e delle attività sportive, partiremo da una partita sportiva, di un gioco di squadra (calcio,rugby,pallavolo) per narrare le storie dei protagonisti, storie che parlano di mafia ma si intrecciano con la vita di tutti i giorni, perchè la mafia esiste anche a scuola, nelle piccole prepotenze dei compagni di classe, ed è una nemica da combattere subito, senza aspettare di diventare grandi. Il laboratorio oltre a proporre ai ragazzi la lettura del libro “Per questo mi chiamo Giovanni” intende proporre la visione anche di film come “La mafia uccide solo d’estate” di Pierfrancesco Diliberto e “I cento passi”di Marco Tullio Giordana e dedicato alla vita di Peppino Impastato